Caro Babbo Natale ti scrivo, perché in fondo sono ancora giovane, sono stato legalmente riconosciuto il 18 febbraio 1989, e tra poco compirò trent’anni. La dottrina di riferimento, la psicologia, rintraccia tra i suoi progenitori pensatori che risalgono a qualche secolo prima della venuta di Cristo, come Platone e Aristotele. Nei secoli si è sempre mossa ai confini tra, possiamo dire, il mondo medico-scientifico e quello filosofico-antropologico, ricercando una certa autonomia grazie ad illustri esponenti. Certo il dualismo cartesiano permetteva alla psicologia di collocarsi sul versante della res cogitans, ma con il rischio, talvolta consumato, di tralasciare la res extensa, pur sapendo che lo stesso Cartesio riconosceva alla ghiandola pineale il ruolo di essere il centro di comunicazione tra entrambi i domini. Scusami se ho fatto questa breve premessa, pur sapendo che ti è ben chiara la storia e l’evoluzione della dottrina e dei meccanismi che hanno portato al riconoscimento della professione nel nostro paese, ma mi sembrava utile accendere questo lumicino per rendere più comprensibile la lista dei doni che vorrei ricevere, sempre a discrezione delle tue possibilità e di quello che ritieni opportuno; ma sai, chiedere è una sorta di esplicitazione di ciò che si spera che accada, soprattutto di ciò che spesso viene sottaciuto per paura di far vacillare equilibri molto instabili. A quasi trent’anni sono abbastanza piccolo per ritenermi saggio ed abbastanza grande per ritenermi ingenuo, quindi proverò in questa lista a non esagerare tenendo a freno il bambino che è in me, ma anche a non accontentarmi di quello che sono riuscito a raggiungere pur di essere accettato dal mondo degli adulti a cui mi avvicino. Con la speranza che la tua risposta non sia: ne parliamo dopo le feste.
Quasi mi tremano le mani, sono come preso da un moto sussultorio sapendo che seppur non ritroverò sotto l’albero tutto quello che ti chiedo, almeno lo leggerai e forse perderai un po’ di tempo riflettendo su quello che effettivamente sia opportuno portarmi subito.
Anche se forse sarebbe meglio dire voglio perché sono cose che emergono non solo dalla mia mente ma anche dal mio corpo, vorrei:
- Che io possa continuare ad essere utile alle persone che si rivolgono a me, sapendo che loro non ricercano solo uno che sa ma anche uno che sia disposto a comprendere, accingendomi a formarmi in maniera permanente e a continuare a lavorare su di me, in quanto per imparare a comprendere ci si deve porre nella posizione di chi si lascia comprendere.
- Che io possa contribuire a sciogliere le ambiguità sul ruolo, oggi dove tutti sono un po’ psicologi, per evitare alle persone di incappare in situazioni che all’apparenza appaiono risolutive, ma che sono molto distanti dal sapere, dal saper fare e dal sapere di saper fare. Queste cose si maturano nel tempo da dedicare all’aspetto teorico, in quello in cui immergersi nel vivere gli incontri e in quello che si protende non nel sentirsi arrivato ma nel riposizionarsi, sempre come se fosse la prima volta, a re-iniziare tutto di nuovo.
- Che io abbia l’umiltà di non sentirmi mai al di sopra delle situazioni che mi si presentano e di poter ri-cercare continuamente, insieme all’altro che viene da me, la via da seguire, ponendomi al fianco e lasciandomi attraversare dall’impotenza che mi rende meno scienziato ma più umano.
- Che io contribuisca ad alimentare le conoscenze psicopatologiche, che non si rivolgano solo alla sfera delle patologie della psiche ma anche a quelle della psicologia del patologico, affinché si possa, in concerto con tutte le altre professioni cliniche, ritornare a rivolgere lo sguardo ed i trattamenti all’uomo nel suo essere corpo e mente allo stesso tempo.
- Che io abbia il coraggio di dire al mio Ordine professionale di stimolare maggiormente le politiche di assunzione nel comparto sanitario, in luogo dei protocolli d’intesa e degli interventi di volontariato gratuito, per garantire una maggiore stabilità economica a me professionista ed un servizio a cui tutti possano rivolgersi.
- Che non mi sia mai concesso di discriminare i colleghi, anche se di orientamento diverso dal mio, supponendo di possedere gli strumenti, i metodi e le tecniche più efficaci.
- Che io abbia la forza di poter contribuire all’implementazione dei fondi dell’ente di previdenza ENPAP, affinché questo possa garantirmi, nel momento del bisogno, quel contributo economico necessario per vivere.
- Che io possa contribuire a far sedere intorno allo stesso tavolo le ormai 344 scuole di psicoterapia presenti sul territorio, affinché possano insieme delineare dei percorsi efficaci per la formazione e all’unisono creare le condizioni per farle diventare, così come le specializzazioni mediche, accessibili da un punto di vista economico.
Babbo Natale nel frattempo che tu ci pensi, io ho iniziato col dirlo e a questo punto anche a farlo.
Cari Saluti
Uno Psicologo Clinico